LASCIARSI ANDARE
- Viola Monnalisa
- 23 mag 2018
- Tempo di lettura: 2 min
"Ascolta il tuo cuore, se batte è perché ha qualcosa da dirti."
(Cit.)

Oggi ho fatto la sesta radioterapia. Non penso che me ne mancano quattro, le faccio e basta. Ogni volta che il pensiero vola al concludersi di una fase, subito se ne apre un'altra, quindi meglio camminare senza preoccuparsi del traguardo. Il cortisone mi pompa veloce il sangue nelle vene, il cuore batte forte, pulsa tutto il mio essere. Dopo l'ago in vena, il mio corpo si è indispettito e non mi parla più.
Lo trascino dietro come un bimbo capriccioso che non vuol camminare. I primi giorni era felice, con un gelato in mano ho lasciato che si perdesse nel centro storico con il naso rivolto all'insù....senza orari, senza lavoro, senza impegni. Solo leggerezza e il sottile sentore di quella felicità che solo la libertà può darti. Poi gli ho iniettato il veleno.
Mi porto dietro il computer, i fascicoli, gli appunti. Devo studiare, devo elaborare, devo controllare, devo inserire, devo... A tutti i “devo” risponde una stanchezza enorme. Obbligo il bimbo disobbediente a venirmi dietro, ma la testa è un'altra cosa. Lei continua a spaziare sui paesaggi fuori dal finestrino del treno, serena; immagina storie di vita guardando i passeggeri del vagone, divertita; ascolta musica sul letto di una stanza d'albergo, rilassata. Più il mio corpo si appesantisce, più lei vola leggera. La lascio andare.
Lasciarmi andare.
Non avrei mai pensato che una malattia sarebbe riuscita li dove ho sempre fallito: mollare il controllo su tutto e di tutto.
Lasciarsi andare.
Sensazione meravigliosa. Riporta le cose nella loro giusta prospettiva, guadagnando un valore reale, terreno, non quello che noi, erroneamente, gli attribuiamo.
Il treno è arrivato in stazione.
Porto il bimbo a casa.
E’ stanco.
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