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LA MIA ESTATE

Penso che ognuno di noi dovrebbe avere un posto dove sentirsi terra e aria, dove esistere come parte dell’immenso...


Mi gongolo felice nel pensiero che finalmente è arrivata la mia estate, quella fatta di luce fino alle nove e mezza, di vestiti leggeri lavati e asciugati in un attimo, di passeggiate fino a tarda sera, di serate tirate a far notte tra una birra e una sigaretta, di piedi nudi sul pavimento di cucina. Il jazz in piazza, gli spettacoli, i fine settimana tra antichi borghi con le vecchie mura che odorano di sole e di storia, guidare con il finestrino abbassato respirando l’odore di fieno appena tagliato e l’aria bollente addosso.

E gli amici, tanti amici, tante cene, tante parole, tanti sorrisi, tante risate.

E poi mi arriva questa estate: calda, strana, silenziosa.

Un’estate con i parcheggi vuoti a qualsiasi ora e in qualsiasi giorno, con le strade del centro deserte la notte, escluso sparuti gruppi di giovani che bivaccano davanti a pochi locali come api sullo stesso stelo di lavanda, tronfi di gioventù e di onnipotenza. Le luci gialle dei lampioni che avvolgono misteriose le mura medioevali nel tentativo di svegliarle dal torpore del tempo, ma senza nessuno che ci passeggia sotto.

Estate di cinema con posti alternati, spettacoli con prenotazioni, ristoranti con tavoli sparsi, quasi tristi, negozi semivuoti. Poca gente in giro e tutta di corsa: si fa la commissione e subito via. Manca l’incontro occasionale, la chiacchiera con l’amica che non vedi da tempo, fermarsi ad accarezzare il cagnolino del passante, mi manca il relazionarmi in modo fortuito ed estemporaneo con il mio mondo, perché il mio mondo è in apnea.

C’è, ma non respira.

Solo io ho la sensazione di sprecare questo tempo? Di non viverlo veramente?

Mi sembra di essere dentro un dipinto di Blub, l’artista di strada che rivede i personaggi di quadri famosi con maschera e boccaglio, anch'io sto annaspando in questo mare di non estate.

Così vengo quassù, ogni anno, ma soprattutto quest’anno, perché questo è l’unico posto dove veramente riesco a spegnere la testa e riascoltare la mia anima. Quassù ho di nuovo la dimensione del mio spazio nel mondo, la mia estate riacquista i suoi colori: i colori della piana di Castelluccio di Norcia, con la corona dei Monti Sibillini che la rendono regina.

Qui, tra sole, vento, silenzio e colori, io di nuovo respiro. Qui ho ricordi felici di giorni leggeri, quando ancora avevo tutto il tempo del mondo, qui ritorno in pellegrinaggio ogni volta che posso, qui ritrovo la mia anima e con lei posso di nuovo parlare, tanto che è quasi doloroso lasciarsi alle spalle questa bellezza, un po' come ritornare all'inverno, ma in mezze maniche.

Penso che ognuno di noi dovrebbe avere un posto dove sentirsi terra e aria, dove esistere come parte dell’immenso, dove la dimensione di se stessi è piantata con i piedi per terra e con lo spirito tra le nuvole.

La mia bella Castelluccio, ferita dal terremoto di cui ancora sono evidenti le tracce, risorge ogni giorno, orgogliosa e infinita, con il sole che illumina i suoi fiori.

Qui tra i fiori, ti penso e ti saluto.

Continuerò a tornare anche per te, tu che oramai sei parte di tutto e vuoto per noi.

E’ una estate calda, strana, silenziosa, triste...

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